Entrare nella bottega di Rembrandt van Rein ad Amsterdam non era cosa da poco; il grande maestro infatti ammetteva “alunni già formati” cercando di mantenerne le qualità artistiche individuali.
Bernhard Keilhau detto Monsù Bernardo (Helsingør, 1624 - Roma, 1687), lavorò due anni nella prestigiosa bottega, dal 1642 al 1644. Nell’anno 1651 “Ma crescendo in lui tuttavia il buon gusto nell’arte, venne in desiderio di vedere le belle cose d’Italia” [Delle notizie de’ professori del disegno da Cimabue in qua, VI, F. Baldinucci , Santi Franchi, 1728, p 512] lasciò la Patria.
“L’artista giròvago" senza fretta passò, lavorando, a Colonia, Moganza, Francoforte, Augusta, Venezia, Bergamo, Milano, Ravenna per arrivare finalmente a Roma nel 1656.
Il male contagioso (peste) infettò spiritualmente Monsù Bernardo, soprannome italiano del pittore olandese, “.. aperse il segreto della propria coscienza, e ben presto ne rimase tanto illuminato; che abjurata con grande allegrezza l’Eresia (Luterana Religione), non solo si rendè Cattolico, ma tanto devoto ed osservante nella Santa Religione, quanto ha poi potuto conoscere Roma tutta, dove determinò di menare sua vita, lungi omai da ogni pensiero di rimpatriare o di più rivedere suoi congiunti.” [ibidem, p 514].
Pittore della realtà le opere del periodo romano raffigurano personaggi popolari, composizioni a più figure e di età diverse, bambini, giovani e anziani “…. con una caratteristica concreta, notiamo che quasi tutti i quadri presentano determinate dimensioni: circa cm 97 x 133 le composizioni a più figure.” [Bernardo Keilhau detto Monsù Bernardo, M. Heimburger, Roma 1988, p 117].
Gli evidenti riferimenti stilistici e i confronti con la miglior produzione del Bernhard Keilhau ci permette di riferire queste nostre magnifiche tele alla mano del pittore danese.
I due dipinti, probabilmente un ciclo figurativo, rappresentano una scena di quotidianità, uno sfondo scuro privo è l’ambientazione per i tre personaggi che occupano quasi totalmente lo spazio della tela. Caratteristica tipica dei pittori olandesi era il double entendre (duplice significato) ovvero quella di trasformare le immagini in un significato allegorico, dove ogni personaggio simboleggiava un tema, dei cinque sensi, delle quattro stagioni, dei quattro elementi o delle stagioni della vita.
Il tema della nostra coppia è la raffigurazione iconografica dei cinque sensi umani; in essi troviamo l’allegoria del gusto (il ragazzino che sorregge un rametto con dei frutti), l’allegoria dell’udito (il suonatore di flauto), l’allegoria della vista (l’uomo che guarda dentro il cesto) l’allegoria dell’olfatto (ragazzo con il suo cane che annusa la cacciagione) e l’allegoria del tatto (la mano dell’anziana viene beccata dalla gallina o l’uomo che accarezza la capretta).
Tipico del pittore è la stesura pittorica dei visi dei personaggi, materica rosso giallastra degli anziani, chiara e fluida dei giovani. Ottima è l’esecuzione degli animali che ci fa comprendere la completezza del pittore che ha saputo reinterpretare “a modo suo” lo stile dei bamboccianti romani. Ottime le condizioni di conservazione.
Dimensioni: tela 97 x 121 - cornice 106 x 131 cm