“ .. un eccellente Pittor di ritratti “ cosi inizia la biografia di Gio Enrico Vaymer nelle Vite dé pittori, scultori, et architetti genovesi che Carlo Giuseppe Ratti scrisse basandosi su notizie fornite direttamente dal figlio del pittore “ Alla gentilezza di lui mi dichiaro debitore delle presenti notizie cortesemente recatemi; ” [p.182]
Suo primo maestro fu il padre Endryck Vaymer, intagliatore di Kiel, che lo istruì al disegno e che successivamente l'affidò ad un “ Pittore di mediocre abilità congnominato Schiena. Ma come il fanciullo giunse in istato di conoscere quanto lo Schiena voleva: prese da esso congedo, e si rivolse a più esperto Direttore ” [p.178]
Mancatogli prematuramente il padre il Vaymer parti per Roma e grazie alla presentazione di un Cardinale genovese “ venne tosto da lui provveduto d'un eccellente Maestro, che fu il Gaulli. ” [p.178]
Il Gaulli notando il talento che aveva il suo discepolo nel far ritratti “ gli suggerì, che a questi più che ad altri s'applicasse. Ubbedì il buon Giovane e dopo alcuni anni ritornò a Genova così esperto nel trasportar in tela qualsivoglia fisionomia; ch'era da' principali Personaggi della città ricercato, affinchè gli ritraesse; e si rendette tanto celebre il nome dell'Enrichetto [così comunemente veniva denominato] appresso gl'istessi forestieri; che non capitava in Genova alcun riguardevole Soggetto, che non volesse vedersi dal pennello di costui rappresentato. ” [p.179]
Lunga è la lista dei committenti genovesi, Dogi, Senatori, Patrizi; a Torino lavorò prima per il Re Vittorio Amedeo effigiando lui e tutta la Real Famiglia, poi per il suo successore Carlo Emanuelle e innumerevoli Personaggi di Corte solo per citarne alcuni.
In Liguria è cosa risaputa che abbiamo il mare, il sole e un clima mite anche d'inverno, così dopo tre anni a Torino il Vaymer “ adducendo per motivo di ciò la premura della famiglia, che istantemente lo richiamava ” chiese licenza di partire a Sua Maestà il quale sorridendo rispose “ Non è la famiglia, che vi richiama a Genova; ma piuttosto l'eccessivo freddo, che vi discaccia da Torino. In fatti il Vaymer pativa assaissimo il freddo; e solea dire, che se egli più a lungo fosse dimorato in quella città, vi sarebbe rimasto intirizzito, e gelato. ”[p. 180]
Il nostro dipinto è un tipico esempio di ritratto da parata destinato cioè ad esaltarne lo status politico, sociale o le gesta dell'effigiato. Il gentiluomo raffigurato è un giovane uomo di cui non conosciamo l'identità, è posto di tre quarti, indossa una corazza sopra una vestito di velluto blu ed è avvolto da un mantello rosso che cinge la figura e che copre la spada che il personaggio stringe con la mano sinistra. Il volto, incorniciato da una lunga parrucca “alla cortesana”, ha un'espressione indecifrabile, un accennato ghigno furbesco destinato a qualcuno.
L'alta qualità stilistica del dipinto conferma l'autografia al Vaymer collocabile tra la fine del seicento e i primi del settecento.
Dimensioni: 100 x 77 cm
Art. 19818/C